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[:it]Siamo stati testimoni di una storia incredibile che merita di rimbalzare di bocca in bocca perché rappresenta un aspetto molto importante e poco conosciuto dell’immigrazione: “MEMENTO – Siamo nomi non numeri” è per noi la chiusura di una vicenda che si è aperta tempo fa, e che adesso ha trovato una conclusione.

Francis, migrante sopravvissuto ad un naufragio del 25 maggio 2017, e che ora vive in un centro d’accoglienza nel Nord Italia, dopo molti mesi di ricerche, è riuscito a mettersi in contatto con HRYO Human Rights Youth Organization che, giusto qualche mese fa, aveva organizzato insieme a Maghweb l’incontro “Anatomia di un naufragio”, raccontando un aspetto sconosciuto ai più: cosa ne è dei corpi di chi non ce l’ha fatta durante la traversata per raggiungere l’Europa?

La moglie di Francis è morta lungo il viaggio verso l’Italia, il suo corpo è stato recuperato insieme ai superstiti da un’imbarcazione a cui per giorni è stato negato l’attracco a causa del G7 in corso proprio in quei stessi giorni Taormina. Subito dopo lo sbarco Francis non ha mai saputo più nulla del corpo della moglie. Ha chiesto aiuto ad HRYO per uscire da quel limbo che accomuna migliaia di migranti: ritrovare le spoglie dei propri familiari, elaborare definitivamente il lutto, chiudere il cerchio.

Siamo riusciti a trovare la tomba con il numero corrispondente all’identità della moglie. Si tratta in genere di fosse anonime, disseminate in varie parti della Sicilia, senza croce perché si sconosce la religione degli annegati. Su quella tomba abbiamo fissato un nome: Mary.

Francis ha avuto il permesso di raggiungere in treno Palermo (un viaggio di 20 ore, da Nord a Sud) per partecipare ad un piccolo “rito” allo Stato Brado, venerdì 25 maggio scorso, al quale ha preso parte la comunità nigeriana che risiede a Palermo e l’Associazione Donne Di Benin City Palermo: “MEMENTO” è stato un abbraccio, una celebrazione, un incontro, una festa, per raccontare la storia di un numero che torna, finalmente, ad essere nome.

Quando avviene uno sbarco, subito, i vivi vengono separati dai morti e di quest’ultimi in genere non si hanno più notizie: non è prevista una procedura per il riconoscimento dei cadaveri perché nessuno può attestare la veridicità delle dichiarazioni fatte da un migrante. Pensiamo che il problema dell’oblio dell’identità dei morti in un naufragio dovrebbe diventare argomento di discussione. Pensiamo che sia importantissimo battersi contro la normalizzazione della tragedia a cui ci siamo davvero abituati.

Abbiamo raccontato a quanti più giornali e radio possibili questa storia, non per ricercare una facile visibilità, ma per provare a contrastare, anche se solo per un attimo, quel processo di normalizzazione che non ci fa rendere conto che la storia di Francis potrebbe essere la storia di ciascuno di noi;

Rassegna Stampa:

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