PREMIO ROSA PARKS 2020: PREMIATA MANUELA CASAMENTO
H.R.Y.O. è lieta di consegnare per l’anno 2020 il Premio Rosa Parks alla Dott.ssa Manuela Casamento per il suo impegno rivolto alla tutela dei diritti umani.
La nostra associazione è nata ispirandosi alle esperienze dei movimenti nonviolenti.
Dall’esperienza gandhiana a quella di Danilo Dolci passando per il boicottaggio dei bus di Montgomery, abbiamo preso gli spunti per lo sviluppo di tutte le nostre attività ed iniziative dal 2009 ad oggi incarnando i principi ed i valori che questi movimenti hanno generato.
La figura di Rosa Parks accomuna il mondo multiculturale della comunità di HRYO, un’associazione composta da una moltitudine di soc* provenienti da diverse nazioni e continenti che attraversando gli spazi della nostra comunità hanno sempre visto “l’Essere Umani” come la base della costruzione di ogni forma di dialogo.
La non parità dei diritti ha da sempre creato forme di discriminazione e partendo dalla figura di Rosa Parks, donna afro americana e attivista per i diritti civili negli USA degli anni 50, ci siamo sentiti naturalmente ispirati dall’esempio di questa grande donna.
Riconosciamo di essere un’associazione nata in un’Europa dove la tutela dei diritti ha raggiunto un buon livello, ma dove ancora occorre tanto fare, dove le opportunità non sono le stesse per tutt* e le donne vivono una condizione di precarietà maggiore.
Oltre a riconoscere l’enorme valore di una personalità come quella di Rosa Parks, il premio riconosce contestualmente coloro che si sono contraddistinti attuando un impegno politico e sociale associato al metodo nonviolento. L’idea del Premio Rosa Parks, infatti, mette insieme tre aspetti principali: la tutela dei Diritti Umani, la lotta nonviolenta e la lotta all’esclusione sociale e all’emarginazione
Manuela Casamento
Manuela Casamento ha lavorato al Campo Rom della Favorita, in particolare occupandosi del sostegno alla comunità rom per il riconoscimento di diritti fondamentali come quello di cittadinanza, di istruzione e formazione. Questo lavoro includeva la lotta per ottenere la cittadinanza italiana, incontrando ostacoli giuridici, e il supporto ai ragazzi nei loro studi scolastici. Inoltre, le attività hanno riguardato anche l’inserimento delle donne nel mondo del lavoro tramite tirocini formativi. Uno degli obiettivi principali ha riguardato abbattere il pregiudizio secondo cui le persone del campo non vogliono lavorare.
In passato ha ricoperto il ruolo di educatrice allo SPRAR a Partinico e in una Comunità alloggio a Palermo. Nel suo lavoro quotidiano promuove l’importanza di indipendenza e autonomia delle persone, creando un rapporto alla pari con i ragazzi.
Da tre anni, è inoltre tutrice dei minori: si definisce “tutrice a vita”. In particolare, ha seguito un ragazzo di origini bengalesi, una ragazza nigeriana e al momento segue quattro ragazzi, di cui tre ivoriani e uno gambiano, tra Palermo e Partinico. “Col tempo si crea un rapporto di fiducia, al punto che vengo chiamata mamma da alcuni dei ragazzi”, racconta Manuela con grande soddisfazione. Qui quello che è importante è la promozione dello studio per l’emancipazione e l’indipendenza, anche attraverso l’attivazione di tirocini per fare capire ai ragazzi come funziona il mondo di lavoro.
Volontaria de La migration – lo sportello rivolto ai migranti LGBTIQ+ attivo dal 2011 che offre servizi di consulenza psicologica e legale, oltre ad essere un punto di riferimento per i migranti che cercano accoglienza. Lo sportello si impegna anche in attività di sensibilizzazione e nasce da un’iniziativa di Arcigay Palermo
Attiva anche all’interno del Palermo Pride, da volontaria per poi entrare nel direttivo ,in particolare occupandosi delle tematiche migratorie all’interno del movimento.
Abbiamo chiesto a lei, nello specifico:
• Cosa rappresenta per te l’attivismo?
Militanza. Rendersi utile per gli altri. Facendolo con passione, creando rapporti di amicizia. L’obiettivo è la tutela dei diritti e l’emancipazione.
• Cosa ti ha portato a lavorare in questo settore?
Per me il lavoro è passione. Da piccola volevo fare questo: lavorare nel sociale. Ci pensavo mentre passavo davanti al campo rom della Favorita quando andavo al mare con i miei genitori: tutti parlavano male dei rom, ma questo mi ha portata ad essere curiosa e a volerne sapere di più. Poi grazie all’attivismo ho capito che molti stereotipi non corrispondono alla realtà.
• Rosa Parks, con un gesto apparentemente semplice, ha dato vita a numerose reazioni sociali e politiche. In che modo secondo te ciascuno di noi può contribuire a creare reazioni a catena di questo tipo?
Singolarmente tutti possiamo fare piccoli cambiamenti. Il cambiamento parte da noi, dando esempi possiamo convincere gli altri ad unirsi a noi e l’unione fa la forza. Dobbiamo credere in noi stessi e in quello che facciamo e portarlo poi verso gli altri…
• Perché pensi sia importante associare l’impegno politico e sociale al metodo nonviolento?
La violenza genera violenza e non se ne esce. La storia ci ha insegnato che i veri leader hanno utilizzato il metodo nonviolento, creando buone pratiche di dialogo e trattando le persone alla pari.
E conclude: “vorrei dire alle persone di credere in quello che fanno sempre e farlo con il rispetto verso gli altri. Portate i vostri valori nel lavoro. In questo modo, le persone con cui lavorate sentiranno la vostra passione.”