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Il vignettista Dario Campagna firma “Olu Gi”, la serie di otto tavole illustrate che scavano e bersagliano gli stereotipi legati alla percezione della diversità e delle minoranze

Ci rubano il lavoro
Ci stanno invadendo
Ci costeranno un sacco di soldi
Hanno più diritti di me
Sono tutti terroristi

Sono alcuni dei luoghi comuni costruiti attorno al tema delle migrazioni, frasi fatte, argomenti non motivati da alcuna consapevolezza documentata che però trovano forza nel passaparola, nella comunicazione distorta dei mass media, e si insinuano così nella cultura popolare, finendo per condizionare l’atteggiamento pubblico verso i migranti e le minoranze razziali. Dopotutto di fronte alla novità, a ciò che non conosciamo, ricorrere agli stereotipi ci rassicura e ci permette di affrontare la diversità autorizzandone la derisione. Allora perché non usare proprio la satira per combattere il pregiudizio?

Olu Gi”, che in una delle lingue più diffuse in Africa, l’igbo, vuol dire “la tua voce”, è la campagna, ideata da HRYO all’interno del progetto New Neighbours (Nuovi Vicini) che prova ad affrontare le narrazioni comuni legate all’immagine del migrante attraverso la firma provocatoria del vignettista Dario Campagna

Otto tavole pubblicate con frequenza settimanale, otto caricature pungenti, grottesche, spesso caustiche, con personaggi e situazioni paradossali, estremizzazioni irreali che però scavano e bersagliano proprio gli stereotipi. A rendere potente la campagna è la narrazione costruita a più voci grazie al lavoro preliminare di dialogo e confronto con persone con background migratori diversi, invitate a raccontare le proprie storie e a individuare i temi più ricorrenti nella percezione comune della propria identità. Proprio da questi racconti emerge come molti pregiudizi non si annidino solo dietro una percezione negativa dell’identità migrante ma anche dietro un’idea stereotipata dei concetti di cura, assistenza e dipendenza che porta anche chi è sensibile alle tematiche migratorie ad assumere uno sguardo necessariamente pietistico su tutto ciò che è diverso o minoritario. 

L’Italia è un paese con una storia recente di immigrazione, in cui le persone che vivono qui da molto tempo o nate in Italia da genitori stranieri, sono da sempre considerate “migranti” e raramente auto-organizzate per scopi di advocacy. In questo quadro, il sistema di servizi volto a favorire l’inclusione sociale e il benessere individuale/della comunità viene spesso bloccato a un livello in cui la vera autocoscienza e l’autonomia non sono pienamente raggiunte. Legata anche all’alto tasso di disoccupazione, la migrazione è stata quindi vista come un’opportunità per combinare lavoro sociale, impresa e creazione di posti di lavoro, determinando spesso per i beneficiari una spirale di dipendenza tra i vari servizi. 

Attraverso lo strumento della satira, la campagna “Olu Gi”, sostenuta dal Fondo Asilo, migrazione e integrazione dell’Unione Europea, vuole aprire uno spazio di riflessione e dialogo attorno ai modelli esistenti di integrazione dei migranti nella società, conducendo il pubblico in un viaggio per vignette veritiero e spiazzante, confidando nella forza di una risata per seppellire ogni pregiudizio.

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